Di cosa parliamo quando parliamo d'amore

 

 

      Esiste una raccolta di racconti dello scrittore americano Raymond Carver che ha un titolo bellissimo : 'Di cosa parliamo quando parliamo d'amore' , in questo titolo possiamo scorgere il senso di tutta l'arte ed in fin dei conti del perche', anche se le questioni tra guelfi bianchi e guelfi neri sono ormai morte da tempo, leggere la Divina Commedia e' ancora un'esperienza che ci suscita pensieri ed emozioni profonde.
Appunto perche' 'tratta di qualcos'altro' cosi' come succede quando parlando di altre cose in realta' discorriamo d'amore. Questo rimando ad una altrove rispetto all' uso primario ed autoevidente dell'oggetto e' condiviso da ogni prodotto artigianale: quando osserviamo un vecchio aratro di legno, l' armamento di una vecchia barca a vela, un telaio, o qualsiasi altro manufatto artigianale fatto con cuore e sapienza, anche se ormai non e' piu' in uso o e' sorpassato da nuovi e piu' aggiornati strumenti, e' ugualmente pieno di senso.

       Lo stesso discorso vale per la scienza artigianale, quando le nostre teorie saranno sorpassate ed i nostri contenuti vecchi, ugualmente il nostro lavoro dovrebbe continuare a trasmettere il suo 'senso aldila' dell'uso immediato, come una poesia o un timone di legno. Questo 'senso' proviene dalla possibilita' di individuare nel pezzo di scienza il personale apporto dell'artigiano nella soluzione dei problemi, il suo stile peculiare nel sistemare le argomentazioni, i suoi 'trucchi' per fare emergere la linea di pensiero, il particolare uso della metodologia statistica, il piano sperimentale.


     La produzione di massa appiattisce le peculiarita', il grande sforzo collettivo in cui legioni di scienziati 'gnomi' partecipano ad un piano che li trascende seguendo un protocollo standard, impedisce di scorgere l' altrove, il valore unico ed inimitabile del singolo pezzo, semplicemente la scienza si valuta per il valore qui ed ora del suo prodotto abbattendone il suo carattere di 'cultura materiale'.
Il costruttore di trulli in Puglia, di dammusi a Pantelleria, di masi in Trentino, di bagli nel Trapanese era senza dubbio meno informato, meno evoluto, piu' ignorante, del costruttore delle odierne periferie, cio'nonostante costruiva opere d'arte ed aumentava la bellezza del mondo mentre il suo omologo distrugge il paesaggio. Il primo era partecipe di una cultura materiale artigiana, il secondo si uniforma a schemi 'ottimizzati' e condivisi, noi scienziati semplici dobbiamo costruire il nostro trullo.
 

Alessandro Giuliani