L’aumento esponenziale
della quantità d’informazione non ha mai garantito, di per sé, la
produzione di nuova cultura. Non è un caso che questo sia il tempo della
frammentazione del sapere, dell’impoverimento della cultura, della perdita
della memoria. Ciò è particolarmente evidente nell’assetto della ricerca
scientifica: settorializzazione, iperspecializzazione e mancanza di senso
critico sono i tipici requisiti dello scienziato che funziona, o meglio,
funzionale al contesto sociale che lo richiede.(...)
La mente umana tende ad esprimere ed organizzare le esperienze creando
linguaggi per la loro rappresentazione. Le arti e le scienze non sono
altro che aspetti di quest’unica tensione.
John Dryden, poeta del XVII secolo, definì la musica "scienza dei suoni
armonici" e la scienza "arte costruita su principi". Potremmo dire che la
fisica è la scienza delle esperienze armoniche ed i principi della sua
arte tendono ad organizzare in modelli matematici una piccola quantità di
informazioni provenienti dall’ inesauribile e complessa sorgente
dell’esperienza.
Ignazio Licata