La
scienza semplice? Vedo qualche nesso con la GAIA SCIENZA
Ossia, Nessun vincitore crede al caso.
La gaia scienza, secondo Nietzsche e' qualcosa di nuovo, di
piacevolmente nuovo
rispetto alle opere precedenti. Nietzsche ha recuperato la salute ed
esprime
nel suo scritto una visione matura del mondo umano, un distacco composto.
Il
tema dominante dell'opera: "la sfera della conoscenza deve essere unita a
quella della gioia". Egli polemizza contro i filosofi che, da Platone in
poi,
hanno congiunto la conoscenza con la repressione degli istinti naturali,
con
l'astrazione dal mondo sensibile o addirittura con la condanna
dell'esistenza.
Vi é una radicale critica in generale del pensiero scientifico, cui viene
rimproverato il tentativo di spiegare tutto col nesso di causa ed effetto.
Questo tipo di spiegazione ci consente di descrivere meglio
il divenire nella
successione delle sue immagini, ma non ce lo fa comprendere nei suoi
aspetti
qualitativi e per di più frammenta il flusso dell'accadere in elementi
isolati;
ed ecco che possiamo spiegare il singolare titolo dell'opera: la scienza
moderna, a parere di Nietzsche, come accennavamo é soltanto la forma più
recente e nobile dell'ideale ascetico, essa ha ancora fiducia nelle verità
come
valore in sè, superiore ad ogni altro e, quindi, non é in grado di
contrastare
questo ideale. E' tuttavia possibile quella che Nietzsche definisce gaia
scienza , che si rivolge ai senzapatria, figli dell'avvenire e a disagio
nel
proprio tempo, amanti del pericolo e dell'avventura, avversi a ogni
ideale, i
quali non hanno intenzione di regredire ad alcun passato nè lavorare per
il
progresso, ossia per l'affermarsi dell'uguaglianza e della concordia tra
gli
uomini. Per raggiungere questo stato di gaiezza bisogna abbandonare la
morale
corrente, porsi liberi al di là del bene e del male e quindi staccarsi da
parecchie cose, ma per far questo occorre acquisire una condizione di
leggerezza: e Nietzsche paragona questo stato a quello della "danza".
Insomma La scienza semplice ha tutta la freschezza e la forza
delle grandi
utopie del passato (che comuque sono state terreno fertile per molti!).
Fa pensare ai principi di Thomas More. Quali sono questi princìpi? Quello
più
interessante, più suggestivo, più conforme alle istanze di una moderna
società
ci pare quello dell'abolizione della proprietà privata (che in fondo e'
quanto
la Scienza semplice si propone nel prorio settore). Non è incredibile
sentirsi
dire da un profondo umanista, convinto assertore della democrazia e
dell'uguaglianza, vissuto in un periodo in cui l'uso capitalistico della
proprietà determinava il sorgere di una nuova classe sociale e quindi di
nuovi
valori etici e normativi, che proprio quella proprietà e quei metodi di
affermazione sociale erano la fonte di tutte le peggiori ingiustizie, di
tutte
le più assurde sperequazioni dei suo tempo?
Ebbene, se c'è una cosa in cui il Cancelliere del regno di
Enrico VIII
eccelleva era proprio questa: la serietà sulle cose che contano. La
critica
borghese, consapevole della radicalità di queste affermazioni, ha voluto
applicare ad esse lo stesso metro con cui ha giudicato l'ironia usata
dall'autore in quelle meno importanti.
Sarebbe, in verità, sufficiente leggersi poche righe per
convincersi della
grande insofferenza che Tommaso Moro provava nei confronti della mentalità
borghese. E non è certo qui inutile ricordare ch'egli utilizzò i resoconti
del
secondo viaggio di Amerigo Vespucci in America, dov'era detto, fra le
altre
cose, che gli abitanti del "nuovo mondo" ignoravano la proprietà privata e
vivevano "secondo natura".
La giustizia -afferma solennemente il Cancelliere- è
incompatibile con la
proprietà privata e la "logica pecuniaria": qui "i peggiori stanno meglio
e le
ricchezze si ripartiscono tra pochi cittadini". Strabiliante, per la sua
concisione e nettezza, è il giudizio dell'autore sulla funzione della
legge nei
regimi borghesi
Senza dubbio il capitalismo è qualcosa di più "oggettivo", le
cui leggi
intrinseche sono state scoperte per la prima volta da Karl Marx. Nel
valutare
criticamente queste leggi, Marx prescindeva dalla "bontà" o dalla
"cattiveria"
dei protagonisti in questione. Il capitalismo, per lui, era ed è un
sistema il
cui superamento non poteva dipendere né dalla "cattiveria" della borghesia
né
dalla "bontà" dei proletariato, ma piuttosto da certe irrisolvibili
contraddizioni di natura strutturale. Il capitalista, il proprietario
fondiario -dice Marx nella prefazione del Capitale- "sono la
personificazione d
categorie economiche, che rappresentano determinati rapporti di proprietà,
da
cui egli socialmente proviene, e determinati interessi di classe". La
formazione economica della società capitalistica è vista dal marxismo come
un
processo di storia naturale, all'interno del quale non si può fare "il
singolo
responsabile di rapporti pure se soggettivamente possa innalzarsi al di
sopra
di essi", nel senso cioè che la "naturalezza" del processo non toglie la
responsabilità del soggetto, ma la relativizza, situandola in un contesto
storico più complesso.
Platone invece sosteneva, ingenuamente, che avrebbe concesso
le leggi solo a
quei popoli che avessero già accettato di spartire equamente i loro beni.
Valutando le cose con realismo, Moro ritiene che il metodo più efficace
per
vivere meglio, in presenza della proprietà privata, è quello di "sancire
leggi
che limitino il possesso dei beni immobili e Ia ricchezza liquida, che
circoscrivano la potenza del principe e l'intolleranza del popolo, che
impediscano brogli e soprusi nelle elezioni delle magistrature [i
politici],
che regolino le spese dei magistrati in modo che non possano con
estorsioni
rifarsi delle spese buttate in prodighe campagne elettorali: e ciò per non
assegnare queste cariche ai soli ricchi, mentre dovrebbero essere affidate
soltanto a uomini onesti".
Insomma, il progetto per la scienza semplice e' piu che
ben fondato, ha
nobili genitori in tutte le epoche. E mi fermo qui solo per brevita'
perche si
potrebbe continuare proficuamente con: Rousseau, Hegel, etc. E inoltre pur
non
citando espressamente Dio (appunto perche' suppongo essere aconfessionale)
certamente parla di Dio. La fede e la ragione hanno un'unica origine e
ovunque
c'e' giustizia c'e' Dio.
Auguri e preghiere.
Buon cammino
Padre Tiziano Repetto