da
Primo Levi
La chiave a stella
Einaudi, Supercoralli, I ed., Torino, 1978

Quanto e' ostinata l'illusione ottica che ci fa sempre sembrare meno amare le cure del vicino e piu' amabile il suo mestiere! Gli ho risposto che fare confronti e' difficile; che tuttavia, avendo fatto anche mestieri simili al suo gli dovevo dare atto che lavorare stando seduti, al caldo e a livello del pavimento, e' un bel vantaggio; ma che, a parte questo, e supponendo che mi fosse lecito parlare a nome degli scrittori propriamente detti, le giornate balorde capitano anche a noi. Anzi: ci capitano piu' sovente, perche' e' piu' facile accertarsi se e' in "bolla d'aria" una carpenteria metallica che non una pagina scritta; cosi' puo' capitare che uno scriva con entusiasmo una pagina, o anche un libro intero, e poi si accorga che non va bene, che e' pasticciato, sciocco, gia' scritto, mancante, eccessivo, inutile; e allora si rattristi, e gli vengano in mente delle idee sul genere di quelle che aveva lui quella sera, e cioe' mediti di cambiare mestiere, aria e pelle, e magari di mettersi a fare il montatore. Ma puo' anche capitare che uno scriva delle cose, appunto, pasticciate e inutili (e questo accade sovente) e non se ne accorga o non se ne voglia accorgere, il che e' ben possibile, perche' la carta e' un materiale troppo tollerante. Le puoi scrivere sopra qualunque enormita', e non protesta mai: non fa come il legname delle armature nelle gallerie di miniera, che scricchiola quando e' sovraccarico e sta per venire un crollo. nel mestiere di scrivere la strumentazione e i segnali d'allarme sono rudimentali: non c'e' nemmeno l'equivalente della squadra e del filo a piombo. Ma se una pagina non va se ne accorge chi legge, quando ormai e' troppo tardi, e allora si mette male: anche perche' quella pagina e' opera tua e solo tua, non hai scuse ne' pretesti, ne rispondi appieno. A questo punto ho notato che Faussone, a dispetto dei fumi del vino e del suo malumore, si era fatto attento. Aveva smesso di bere, e mi guardava, lui che di solito ha una faccia gnecca, fissa, meno espressiva del fondo di una padella, con un'aria fra maliziosa e maligna. "Gia', questo e' un bel fatto. Non ci avevo mai pensato. Pensi un po', se per noi gli strumenti di controllo nessuno li avesse mai inventati, e il lavoro si dovesse mandarlo avanti cosi', a trucco e branca: ci sarebbe da venire matti".

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