poco prima dell'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, poco dopo la guerra tra URSS e Finlandia: a Stoccolma, il giornalista Antonio Bianchi e' a cena con l'ambasciatore italiano Fransoni e il colonnello pilota Casero
"Eravamo tra amici e subito si parlo" con grande schiettezza delle previsioni
di guerra e di pace del nostro paese. Casero disse: "abbiamo mille apparecchi
scassati. L'esercito non ha nulla, nemmeno le scarpe. Nel '14 eravamo in una
situazione molto piu' brillante". Fransoni disse: "Machiavelli ammoniva che uno
stato debole non dovrebbe mai allearsi a uno stato forte: perche' se lo stato
forte perde, trascina nella sua catastrofe quello debole senza dargli modo di
svincolarsi a tempo: se vince, lo tiene prigioniero della sua forza. Pero' noi
ci alleeremo ugualmente e saremo perduti". Fui invitato anch'io a dire la mia.
Dissi che, contrariamente agli slogan della retorica fascista, consideravo il
popolo italiano come scarsamente guerriero. Guerrieri sono gli entusiasti. Il
popolo italiano e' passionale, ma non entusiasta: pelle calda e testa ghiaccia.
E' scettico. non crede a nulla, meno a cioš che il Guicciardini chiamava "il suo
particulare". C'erano anche delle circostanze fisiche a rendere domestico e
pacifista l'italiano. Guardando i soldati russi, tedeschi, finlandesi e
polacchi, ero rimasto sbalordito dalle dimensioni delle loro mani e piedi.
Erano omaccioni straordinariamente forti, animaleschi e insensibili. La vita
individuale, per loro, non contava nulla. I loro capi li buttavano a massa
nella fornace, e il singolo moriva con indifferenza, senza nemmeno lamentarsi.
Gl'italiani sono piccoli e delicati, hanno un naturale e civile orrore del
sangue, la vita individuale per loro e' tutto. L'unica realta' estraindividuale
in cui credono non e' la patria, ma la famiglia. Per questo si battono bene
solo quando sono attaccati e un nemico minaccia le loro case. Ma sono i meno
imperialisti e xenofobi di tutti i popoli: sono dei civili mercanti, portati
piu' alla ruse che alla forza.
Queste verita' non si sono mi potute scrivere. Per venti anni agl'italiani e'
stato posto dinanzi agli occhi un ritratto di loro stessi che ne deformava i
lineamenti nel modo piu' assurdo. Nella retorica fascista l'italiano si e'
ammirato statuariamente atletico, nudo ma con l'elmo in testa, gonfi i muscoli
del torace, agitando con la mano di marmo o di bronzo la fiaccola dell'ideale.
E aveva finito col crederci. Ma il piu' bello e' che ci avevano creduto anche
gli stranieri.